TI VOGLIO RICORDARE COSI’
Lo sport in genere, si dice, è scuola di vita.Il ciclismo è scuola di vita quando
la vita ti dà contro. E’ imparare a soffrire fino all’ultimo metro anche sapendo che la probabilità di uscirne perdente è pari o maggiore a quella di uscirne vincitore. Impari a non mollare. A volte arrivare al traguardo per conquistarti il diritto di ripartire il giorno seguente è già un gran successo.Impari ad arrenderti senza recriminazioni quando le cose non vanno come ti aspettavi, sapendo di aver dato tutto e fatto tutto il possibile per raggiungere il risultato.
Impari che dopo una vittoria, dal giorno dopo si ricomincerà tutto daccapo. Impari a guardare dentro te stesso per capire dove puoi migliorare. Impari che anche una vita tutta in discesa può essere pericolosa. Impari che la prima cosa da fare quando cadi è provare a rialzarti immediatamente.
Sarebbe facile imparare tutto questo salendo semplicemente in bicicletta.
Ma no! Non è così, serve una Guida, un Mentore e devi pedalare. Mi avete messo in bici a 6 anni tu e mio padre. A quell’età e fino alla piena adolescenza non bastano e, spesso, non servono le parole per insegnarti la vita. L’unico modo è metterti di fronte alle difficoltà, e fartele superare a forza di calci in culo. Ti ho odiato sì. Ti ho odiato e vi ho odiato decine di volte. Tu e mio padre sempre a darmi in testa anche dopo una vittoria: “Potevi comunque correre meglio”
Quel telefono di casa che squillava ogni sera dal giovedì al sabato perché volevi essere sicuro che fossi a casa e non a far baldoria perché la domenica c’era da pedalare. Quel giorno di pasquetta quando finsi il mal di pancia perché volevo andare sui prati con la mia prima morosetta e sei piombato a casa mia. Guardandomi negli occhi mi hai detto “monte in machine e pedale”. Naturalmente con il benestare di mio padre tuo fedele alleato quando si trattava di darmi una lezione. E cos’è successo quel giorno? Vinsi!
Non si può insegnare la vita con soli baci, abbracci e carezze. Non lo capivo in quegli anni. L’ho capito dopo, quando la Vita Vera mi ha dato contro e quelle lezioni ormai radicate dentro di me, sono state il mio salvavita. Dietro il tuo fare burbero si nascondeva un cuore enorme. Non può essere diversamente. Non avresti dedicato metà della tua vita rubandola a tua moglie e alle tue figlie legittime proprietarie, per dedicarti a noi assumendoti responsabilità enormi. Non lo fai se dietro la corazza non c’è un cuore enorme.
Ne ho avuta la certezza quando per la prima volta dopo 45 anni ho visto scendere una lacrima sul tuo volto durante i festeggiamenti per i tuoi 50anni di attività. Mi hai dato la conferma di ciò che ho sempre sentito.
Non mi interessa delle vittorie ottenute, degli applausi, dei complimenti. Quello è il passato.
Mi interessa di ciò che è rimasto ancora oggi. Degli insegnamenti che hanno forgiato la mia corazza e che ancora oggi vivono in me anche grazie a te.
Grazie Asco e Mandi. Mi mancherai.
Massimo Sappa
ALVENTO MAGAZINE N3- febbraio 2019
raccoglie ad un anno dalla sua morte, le parole di chi in gioventù fu suo allievo e traduce nel miglior modo che io conosca l’immagine di mio padre Asco.
Romina Venier
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